Il Quarticciolo e l’autenticità delle periferie romane

La Voce di New York

Scritto da Irene Ranaldi

La borgata romana ospitò quel “gobbo” protagonista della Resistenza

Da quartiere periferico a simbolo della città che si evolve, il Quarticciolo è una delle migliori realizzazioni progettate nel campo dei nuclei urbani, dove si trovano teatri, biblioteche, spazi verdi, locali. Immagine delle trasformazioni della metropoli , offre ancora un’esperienza autentica

Per gli anziani romani il nome della borgata Quarticciolo evoca immediatamente quella della figura del “Gobbo del Quarticciolo”. Con questo appellativo veniva indicato quello che probabilmente fu, nei nove mesi dell’occupazione tedesca della capitale – dal 1943 al 1944 – il capo del più attivo e determinato gruppo partigiano di Roma. Era infatti il soprannome di Giuseppe Albano, affetto da malformazione alla schiena, attivamente ricercato in quei mesi dai nazi-fascisti. Nato il 5 giugno del 1927 a Gerace Superiore (Reggio Calabria), arrivò a Roma alla fine degli anni Trenta e andò ad abitare nella borgata del Quarticciolo, in quella che allora era l’estrema periferia di Roma sud-est. A soli sedici anni iniziò la sua lotta partigiana nelle giornate tra l’8 e il 10 settembre 1943.

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Prima a Porta San Paolo, poi nella zona di Piazza Vittorio, partecipò ad operazioni di sabotaggio e divenne subito una leggenda per rapidità d’azione e capacità di dileguarsi. Anche se i nazisti non ne conoscevano il nome e il cognome, la sua malformazione lo rendeva identificabile durante le azioni partigiane, così che intorno all’aprile del ’44 il comando tedesco ordinò l’arresto di tutti i gobbi di Roma. Risale pure alla primavera del ’44 l’impresa più audace di Albano, quando in un’osteria della borgata Gordiani uccise con una raffica di mitra tre soldati tedeschi. 

La leggenda del “Gobbo” ebbe fine con l’uccisione di un soldato inglese e la massiccia reazione delle forze dell’ordine. Fu scatenata un’imponente caccia all’uomo e il 16 gennaio 1945 Albano fu ucciso in un’imboscata, probabilmente su segnalazione di un delatore, nell’androne di un palazzo di via Fornovo. Nel 1960 il regista Carlo Lizzani fece un film dedicato a Giuseppe Albano dal titolo Il gobbo, tra i cui interpreti figurava Pier Paolo Pasolini.

Il Quarticciolo, una delle 12 borgate ufficiali disegnate dal piano regolatore di Marcello Piacentini nel 1935 per allontanare i ceti popolari dal centro storico di Roma e ghettizzare quel popolo tanto retoricamente esaltato dal regime fascista, si presenta come una delle migliori realizzazioni progettate nel campo dei nuclei urbani di tipo popolarissimo.

Il Quarticciolo non è più quel che si intende generalmente per “quartiere dormitorio”. In città, nuove e lontane periferie hanno spostato più in là vecchie emergenze, mentre la periferia creata dal fascismo non è rimasta tale e quale com’era anzi, come abbiamo avuto modo di leggere in articoli precedenti sul Prenestino e su Primavalle, nella cosiddetta periferia si registra al contrario molta vitalità artistica spesso auto-prodotta. 

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Oggi il Quarticciolo è caratterizzato dalla presenza del Teatro-Biblioteca un centro polifunzionale comunale nato nel 2007 dal recupero e dalla conversione del mercato coperto dove l’attore Ascanio Celestini ha portato spesso in scena i suoi monologhi su Roma durante la Resistenza; ha una forma piuttosto originale, composto da un piano superiore con pareti vetrate adibito a spazio ristoro e caffetteria collegato da una grande scala esterna. Dal 2015 il Sistema prende il nome di rete Teatri in Comune e comprende anche il Teatro del Lido, il Teatro Villa Pamphilj e il Teatro Tor Bella Monaca.

Anche la biblioteca multimediale è divenuta col tempo un punto di riferimento per adolescenti e adulti del quartiere ed è molto frequentata. Nel 2015 in un ex locale caldaie di uno dei lotti popolari del quartiere abbandonato da venti anni, è stata inaugurata a seguito di un’occupazione la Biblioteca Popolare del Quarticciolo dove è possibile anche fare boxe a prezzi popolari in un quartiere dove la carenza di strutture sportive e ricettive è molto grave.

Tra altri progetti di edilizia popolare realizzati durante il fascismo, il Quarticciolo possiede alcuni caratteri peculiari. Nell’ambito dell’edilizia povera costituisce un esempio di insediamento “romano” nella campagna, in grado cioè di far tornare alla mente la memoria storica delle città attraverso il recupero degli elementi strutturali propri dell’architettura romana (schema ortogonale, facciate con logge e archi, volte a botte e a crociera).

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La biblioteca del quartiere

Incaricato del progetto fu l’architetto Roberto Nicolini, all’epoca direttore dell’Ufficio progetti IFACP (Istituto Fascista Case Popolari), già firmatario, assieme a Nicolosi, del disegno per la borgata del Trullo e, da solo, del villaggio operaio di Torre Gaia quartieri romani ai quali dedicheremo successivi articoli. Una passeggiata al Quarticciolo, come quelle che proponiamo come Ottavo colle, potrebbe far cambiare idea a chi ha ancora pregiudizi su questa e altre borgate, essendo questo un luogo fortemente connotato dal punto di vista architettonico che nulla ha a che vedere con interventi di edilizia pubblica successivi alla seconda guerra, anonimi proprio perché non in grado di diventare ambiente familiare, di instaurare relazioni fisiche ed emotive con lo spazio circostante, di possedere cioè quella identità abitativa nella quale può riconoscersi chi vi risiede.

Al Quarticciolo, ovvero “piccolo quartiere”, è anche possibile fare una esperienza gastronomica ancora autenticamente romana e popolare assaporando le quaglie con le olive nel luogo fermo nel tempo che è l’Osteria del Quagliaro.

A Roma Est la #gentrification ancora non è arrivata al Quarticciolo, consigliamo una passeggiata prima che inevitabilmente, tra qualche anno, tutto cambi.

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