LA FRENESIA POLICROMA NELLE BORGATE STORICHE ROMANE

Varie

Scritto da Irene Ranaldi

Negli ultimi anni è invalsa l’abitudine, nelle borgate storiche romane, di far passare per “riqualificazione” degli interventi di verniciatura policroma sulle facciate degli edifici.Pietralata, Tiburtino III, San Basilio ed ora tocca a Villaggio Breda.Villaggio Breda è entrato da qualche tempo negli itinerari della nostra associazione di promozione sociale Ottavo Colle che da 10 anni porta migliaia di romani e di studenti e dottorandi di altri paesi a camminare “formandosi” alla città, con attività di formazione che facciamo da tempo per organizzazioni di categoria, scuole, enti non profit.La prima cosa che dicevo ai partecipanti dell’evento a Villaggio Breda fino a pochi mesi fa davanti alla stazione di Grotte Celoni (siamo stati pionieri anche in questo, nessuna associazione culturale aveva mai organizzato qui un incontro – non li chiamiamo “tour” perché se facciamo turismo esso è un turismo locale volto alla cittadinanza attiva) era questa: “tra poco attraversando via Casilina ci sembrerà di immergerci in un filmato dell’Istituto Luce perché tutto è rimasto intatto alla Breda, dallo spirito dei bredaroli alle facciate dei palazzi”.Le facciate del giallino ocra romano che nei nostri percorsi sulle 12 borgate ufficiali ripercorse nel mio libro “Passeggiando nella periferia romana. La nascita delle borgate storiche” uscito con Iacobelli nel 2018 fanno dire ai partecipanti “ma sembra di essere a Primavalle, ah no…anche al Tufello… ma anche al Trullo”.E si cerca di ritrovare il senso della progettazione di questi spazi e di questo gruppo di architetti che va da Nicolosi, a Giovannoni, a Nicolini, a Sforza che proposero tra gli anni ’30 e ’40 del Novecento un modello abitativo a misura d’uomo, con palazzi di massimo 3 o 4 piani, con cortili interni, stenditoi, piccoli orti di guerra.Nonostante gran parte di queste borgate nacquero dalla frattura fra classi borghesi e popolari imposta da Mussolini nel suo folle progetto di demolire parte del centro storico per “far giganteggiare i monumenti romani nella loro necessaria solitudine” sfollando la città, oggi mantengono una identità assolutamente riconoscibile e piacevole.Con tutti gli enormi problemi di mancata manutenzione da parte di Ater per quanto riguarda il malfunzionamento degli ascensori, la manutenzione degli spazi collettivi, o da parte delle Amministrazioni, sul disastroso stato dei marciapiedi (soprattutto a San Basilio, Quarticciolo, Villaggio Breda).Poche settimane dopo i nostri partecipatissimi incontri a Villaggio Breda fatti in collaborazione con i volontari del Comitato di Quartiere e il gruppo La Breda si fa bella animato da abitanti che invitano a coltivare le aiuole e a mettere fiori sui bellissimi balconcini del villaggio, il Municipio ha apposto una palina- con tempistiche a dir poco tardive – dichiarando la Breda quartiere storico.Ed infatti lo è, ma soprattutto è l’unico “borgo operaio romano” nato attorno al lavoro, al lavoro appunto della Fabbrica Breda. Di Villaggio Breda ho parlato in un podcast per Choramedia sulla archeologia industriale in Italia che sarà disponibile tra poche settimane.Ma ora arriva la riqualificazione…a colpi di pennello con i più variegati colori, come se la “cromoterapia” o l’iper proliferazione di murales e interventi di street art potesse nascondere la polvere sotto al tappeto.Pare che nei nostri tempi di cancel culture si debba provare vergogna per la storia e il passato, ed un muro ocra con colori originali di quasi un secolo fa (la prima borgata ufficiale è stata Acilia, nel 1924) non possieda dignità senza un murales o bel colore viola o rosso.Non ne possiamo talmente più di murales nati senza alcun rapporto col territorio (si veda l’ultimo in ordine di inaugurazione dedicato al povero Alfredino Rampi a Garbatella. Il piccolo Alfredino morì in un pozzo a Vermicino. Ma vuoi mettere un reel su Instagram girato a #Garbatella sotto al murales piuttosto che nello “sfigatello” – mi si perdoni l’ironia – Vermicino?) la passeggiata di Ottavo Colle a Breda nel testo di accompagnamento dell’evento specifica che si tratta di uno dei pochi quartieri street art free.Ma non ci aspettavamo la frenesia policroma.Gli abitanti non la stanno prendendo bene, ecco un commento tra i tanti inviatomi da Patrizia Vari animatrice del gruppo “La Breda si fa bella”: “Villaggio Breda , colpito e affondato , muoiono le nostre radici , la Burano de noantri … ridicolizzata una delle borgate storiche dell’estrema periferia di Roma….I colori della Breda sono i colori ispirati al contesto della campagna circostante. I gialli che si accendono al tramonto sono per noi un paesaggio familiare. Poi si sbizzarrirono con i verdi, e non si sa perché…Ma che adesso si voglia fare una Disneyland mi sembra veramente troppo! E non si fermeranno a questo, perché ci sarà anche l’arancio, il rosso… vergogna!…. Forse l’immagine di quelle case costruite 20/30 anni fa non è male ma la nostra è tutta un’altra storia, chi la volesse conoscere siamo pronte a fargliela ascoltare. Abbiamo libri e film tratti da fonti storiche, realizzati da studiosi e registi .Il Villaggio Breda è un pezzo della seconda guerra mondiale, per questo motivo dobbiamo preservarli”.Ottavo Colle torna a Villaggio Breda sabato 22 maggio alle 11,00 https://fb.me/e/5gDYwJszPsperiamo che le voci degli abitanti saranno state ascoltate per quella data da Ater, perché nella storia operaia e nei colori del lavoro e della fatica dell’ex agro romano non c’è nulla di cui vergognarsi e la riqualificazione può anche passare dall’estetica (concordata con chi vive nei quartieri) ma dopo interventi strutturali massicci.Perché altrimenti può capitare che mentre si cammina e si fa una foto con l’iphone al bel muro violetto, si cade nella buca sul marciapiede e la cromoterapia non sarà efficace a guarirci.

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